Le centrali nucleari di “quarta generazione”
Il nucleare può essere una risorsa.
Ipotizzare di voler ricostruire in questo momento in Italia centrali nucleari è piuttosto velleitario e anacronistico, in quanto ci troveremmo ad avere la piena produzione solo tra 10-15 anni e soluzioni tecnologiche ormai superate. Però, non bisogna precludersi a priori applicazioni future basate su una nuova generazione di reattori nucleari, dotati con alta probabilità, di tecnologie più sicure ed affidabili.
Attualmente allo studio, in alcuni casi in una fase piuttosto avanzata, come quelli che dovrebbero diventare operativi entro il 2024 in Romania e finanziati da Bill Gates, le cosiddette centrali dotate di reattori di quarta generazione si prefigurano come generatori di energia elettrica di dimensioni compatte e di potenza limitata.
Nell’idea progettuale, vengono assimilati a motori di medie-grandi dimensioni (Small Modular Reactors) fondati sul concetto della microgenerazione distribuita: quindi tanti piccoli generatori installati in container e pensati per obiettivi specifici, in grado di alimentare piccole cittadine, strutture situate in luoghi isolati o impervi o in situazioni di emergenza, tra loro collegati in rete, secondo la logica del “grid connect”.
Si ipotizza una potenza installata limitata (da 5MW a 200MW) in moduli compatti espandibili con la tecnica del “Lego”, tale da consentire la costruzione e la posa in opera in tempi ridotti e di adottare più facilmente ed efficacemente, sistemi di sicurezza passiva. Ciò permetterebbe la costruzione di centrali nucleari più o meno grandi, assemblando moduli più piccoli aggiunti nel tempo.
Questi reattori, di piccole dimensioni e con tempi di costruzione nettamente ridotti, sarebbero significativamente più efficienti in termini di consumo di carburante, avrebbero un rischio finanziario inferiore, perché costerebbero di meno sia come investimento iniziale che per la loro manutenzione.
Dal punto di vista tecnologico, il raffreddamento delle barre di uranio non avverrebbe più per immersione in acqua, ma con l’ausilio di metalli liquidi a “Sali Fusi”.
Una caratteristica importante della tecnologia, che dovrebbe farli privilegiare rispetto ad altre soluzioni, è fondata sul riciclo e sulla “rilavorazione” più o meno parziale delle scorie, che le renderebbe sufficientemente “povere” e quindi non più disponibili neppure per la produzione di armi.
La notevole riduzione del tempo di decadimento, prometterebbe infine di attenuare il problema dei residui radioattivi, non solo quelli futuri, ma anche di quelli esistenti e prodotti da centrali di generazioni precedenti.
Tratto dal libro ” Verso la transizione energetica …..” pagg. 37-38 Editori tecnici 2022